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Doppia preferenza uomo/donna..Una vera riforma per attuare la Costituzione
Un'opportunità in più per eleggere consigli comunali con una forte rappresentanza femminile: questo il senso della legge approvata alla Camera che prevede la possibilità di esprimere due preferenze (anziché una, secondo la normativa vigente) per i candidati a consigliere comunale. In tal caso, però, una preferenza deve riguardare un candidato di sesso maschile e l'altra un candidato di sesso femminile della stessa lista. Un meccanismo molto semplice che ci avvicina a quel concetto di democrazia paritaria che da molto tempo invochiamo per elevare la qualità del nostro vivere civile. Un meccanismo che cerca di valorizzare la capacità e l'attivismo delle donne nei processi di partecipazione politica. La legge approvata, che auspichiamo venga ulteriormente rafforzata in Senato, è coraggiosa e rappresenta un primo passo per abbattere quelle barriere che hanno limitato la partecipazione delle donne al governo del paese. La parità di genere sarà finalmente un principio cardine ed irrinunciabile nella composizione delle liste e delle giunte locali.
Camera dei Deputati - Seduta di Martedì pomeriggio 8 maggio 2012 «Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni» (3466-3528-4254-4271-4415-4697-A): Dichiarazione di voto 08-05-2012 DISPOSIZIONI PER PROMUOVERE IL RIEQUILIBRIO DELLE RAPPRESENTANZE DI GENERE NEI CONSIGLI E NELLE GIUNTE DEGLI ENTI LOCALI E NEI CONSIGLI REGIONALI. Sesa Amici AC 3466 Signor Presidente, quando svolgemmo la discussione sulle linee generali di questo provvedimento era l'8 marzo, data importante e simbolica per tutte le donne italiane. Ma abbiamo avuto anche un'opportunità straordinaria: il giorno precedente, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un colloquio con alcuni giovani, aveva dichiarato che, dopo il suo settennato, lui voleva tornare ad essere un libero cittadino e, anzi, proprio mentre dichiarava questo, riteneva che fosse giunto il momento per l'Italia, per la democrazia italiana, di una donna anche al livello più alto della carica quale quella di Presidente della Repubblica e invitava le donne ad avere coraggio a farsi avanti. Quale migliore auspicio di una discussione intorno ad un progetto di legge che vorrei in questo momento non soltanto non enfatizzare più del necessario ma nemmeno sottovalutarlo rispetto alle implicazioni dell'oggi per quanto riguarda i consigli comunali ma soprattutto per il domani. Noi in quella discussione sulle linee generali partimmo da un concetto molto semplice: che cos'è la democrazia? La democrazia è sicuramente il rapporto tra i partiti, il loro elettorato, i partiti e le forme di Governo, vale a dire un'idea della democrazia che fosse anche partecipazione. E la discussione avveniva in un contesto non sicuramente semplice, dove il discredito della poca credibilità della politica a volte invece doveva fare i conti con la necessità dell'urgenza di una diversa e più nuova politica. E lo testimoniava proprio in quei giorni l'uscita di una serie di libri di indirizzo scientifico che illustravano quanto fosse stato importante e decisivo il ruolo delle donne nella costruzione dal basso, attraverso gli strumenti innovativi come la rete, con una mobilitazione forte intorno alla discussione e anche all'esito del referendum, ad esempio, sulla questioni dell'acqua pubblica: movimento straordinario di donne che sulla questione del quotidiano avevano riscoperto proprio l'essenza vera del concetto di partecipazione attiva. Pertanto, avevamo bisogno, come Parlamento e come partiti, di dare una risposta a questo bisogno rinnovato di partecipazione. E per quanto riguarda la partecipazione attiva delle donne si doveva dare conto di un elemento, per così dire, di esclusione dalla cittadinanza compiuta: mi riferisco al fatto di averle viste, nel corso e dalla nascita della Repubblica, sottorappresentate a tutti i livelli. Anzi, con le modifiche intervenute nei meccanismi elettorali, come ad esempio l'introduzione della preferenza unica negli enti locali, avevamo assistito drammaticamente ad una riduzione spaventosa della loro presenza negli enti locali. In particolare, quell'esclusione era dovuta non al fatto che le donne non fossero radicate nel loro territorio, che non avessero il coraggio, che non fossero nelle liste, ma perché, nel meccanismo elettorale di quella legge elettorale della preferenza unica, si era innestato uno degli elementi degenerativi, anche con riferimento alla discussione del sistema dei partiti, relativi ai costi eccessivi delle campagne elettorali, dove proprio per quei costi e per la ricerca e la costruzione del consenso, la donne apparivano in maniera diseguale di fronte alla competizione. Questo era il dato a cui dovevamo corrispondere e lo dovevamo fare da un punto di vista che io credo vada invece rimarcato come un grande valore che abbiamo ottenuto attraverso questa legge. Questa è una legge - lo ricordava il collega Favia e poc'anzi anche la collega Formisano - di iniziativa parlamentare e come tutte le leggi di iniziativa parlamentare (non sono state molte nel corso di questa legislatura) ha dovuto trovare proprio nell'azione dell'iniziativa parlamentare la forza, il coraggio e la testardaggine di arrivare in aula con una condivisione di un testo che non era più quello con cui ci eravamo presentati nel corso della discussione. Lo voglio ricordare perché in quell'occasione - eravamo ancora nel Governo sostenuto dalla vecchia maggioranza - lo stesso Governo aveva presentato un suo testo di legge. Noi abbiamo resistito nella I Commissione affari costituzionali, affinché il testo mantenesse il profilo di iniziativa parlamentare, perché sapevamo che, su questo terreno, occorreva la pazienza e la tessitura tipiche delle donne, del lavoro testardo e paziente di fare un passo avanti e non un passo indietro, anche mettendo da parte alcuni elementi che, per le singole forze politiche, erano invece decisivi per mantenere un suo profilo e una sua identità. Questa testardaggine ci ha portato esattamente a questo, ad un testo che - lo vorrei ricordare - è anche frutto di un risarcimento, lo voglio chiamare così, della politica nei confronti di quella parte di mondo elettorale che da troppo tempo viene esclusa dai livelli della decisione. E abbiamo pensato di partire dal livello più vicino ai cittadini ed alle cittadine: i luoghi dei consigli comunali, quei luoghi straordinari in cui si ragiona non solo dei grandi disegni ma della quotidianità, si interviene sul terreno vero e concreto dei bisogni delle persone. E proprio a partire da quei livelli così bassi, credo che vada in questo momento un pensiero importante a quelle donne coraggiose - non sono molte - che sono le sindache della regione Calabria, che oggi sono oggetto, proprio perché donne, di atti intimidatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E proprio perché sono donne coraggiose, credo che anche a loro dobbiamo la testardaggine di portare a frutto questa legge. Questa legge in più ha avuto un altro elemento di grande e straordinaria condivisione: quella di una serie di costituzionaliste, le quali, partendo dalla base della sentenza che aveva reso legittima la doppia preferenza di genere nella regione Campania, ci invitava non solo ad avere un atteggiamento coraggioso, ma ci diceva anche che la giurisprudenza era più avanti della politica. Infatti (penso che con riferimento a ciò dobbiamo essere convinte e convinti assertori), non si tratta di un provvedimento di quote e di risultato, ma siamo semplicemente di fronte all'attuazione di quel comma dell'articolo 51 della Costituzione secondo il quale la Repubblica promuove, con appositi provvedimenti, la rimozione degli ostacoli all'eguaglianza e all'opportunità. Siamo di fronte ad un atto concreto ed attraverso questa disposizione diamo la possibilità all'elettore di guardare alle competizioni elettorali, sapendo che i generi sono due, uomini e donne.È, quindi, da questo punto di vista, un provvedimento coraggioso ed importante, un provvedimento che incammina le forze politiche a pensare che non potrà più esistere alcuna formazione di liste né tanto meno di esecutivi, in cui non si tenga conto della questione democratica rappresentata dalla questione delle donne e della loro essenzialità. In ultimo, colleghi, io credo che in questa discussione abbiamo mantenuto la serietà e che non abbiamo alzato i toni, eppure, questo è un provvedimento che ha visto, nella fase emendativa, una serie di emendamenti a firma del Partito Democratico, che riguardavano gli esecutivi, cioè la voglia che fossimo sul serio immessi in questa strada del cammino di una piena cittadinanza di uomini e di donne. Io credo ancora - e penso che questo aiuterà il dibattito, anche esterno - che con il maturarsi del tempo, del tempo delle condizioni politiche, si possa arrivare ad una legge che, quando mette nelle mani dei sindaci la questione delle nomine, proprio perché è una questione messa nelle mani dei sindaci, sarà ancora più grave quel sindaco che continuerà a comporre le giunte, magari, con una sola donna. È un atto di una gravità assoluta e di sordità politica, anche di fronte a questo provvedimento così importante nfine, veramente, credo che dobbiamo ringraziare tutti noi, in questo momento così difficile nella discussione che avviene nel Paese, per aver dimostrato in quest'Aula che, quando si vuole e quando si ha il coraggio di affrontare le questioni, si trovano anche le condizioni per avere un testo che, magari non è quello a cui aspiravamo, ma che è un testo importante, perché riguarda le donne italiane, e non le donne di un singolo partito. Risultato della votazione: Presenti 441 Votanti 393 Astenuti 48 Maggioranza 197 Hanno votato sì 372 Hanno votato no 21 (La Camera approva - Applausi ) Scarica l'allegato |